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Proteine in polvere, il risultato della ricerca è sconvolgente: vi state avvelenando (ecco cosa evitare)

Proteine ​​in polvere, cosa dice la scienza? Le ricerche rivelano che questi integratori, potrebbero non essere così benefici come pensiamo per alcuni motivi specifici .

Una bustina nello shaker al mattino, uno scoop dopo l’allenamento, un frullato come spuntino veloce. Le proteine in polvere sono entrate stabilmente nella routine di milioni di persone convinte di non assumerne abbastanza con la dieta.

Proteine in polvere, il risultato della ricerca è sconvolgente: vi state avvelenando (ecco cosa evitare) (Entecra.it)

Ma accanto alle proteine, in non pochi casi, potrebbe finire nel bicchiere anche un ospite indesiderato: il piombo. E non in dosi trascurabili.

A lanciare l’allarme è un’indagine di Consumer Reports, organizzazione non profit statunitense che testa prodotti dal 1936, su 23 integratori proteici tra i più venduti negli Stati Uniti, dalle polveri alle bevande pronte, di origine lattiero-casearia, animale o vegetale.

Cosa ha scoperto Consumer Reports sulle proteine in polvere

Secondo i test pubblicati dall’organizzazione, oltre due terzi dei campioni analizzati contenevano in una singola porzione più piombo di quanto gli esperti di sicurezza alimentare interpellati da Consumer Reports ritengano prudente assumere nell’arco di una giornata: 0,5 microgrammi. Il quadro peggiora se si restringe l’attenzione ai prodotti a base vegetale: mediamente, le formulazioni con proteine di origine vegetale presentavano livelli di piombo nove volte superiori rispetto a quelle al siero del latte e circa il doppio rispetto a quelle derivate dalla carne.

Cosa ha scoperto Consumer Reports sulle proteine in polvere ( Entecra.it)

Nel paniere dell’indagine sono entrati, tra gli altri, prodotti dei marchi BSN, Dymatize, Ensure, Garden of Life, Huel, Muscle Milk, Naked Nutrition, Optimum Nutrition, Orgain, Quest e Vega (non tutti commercializzati sul mercato italiano). I risultati meno rassicuranti sono stati riscontrati nel Vegan Mass Gainer di Naked Nutrition, con 7,7 microgrammi di piombo per porzione, e nel Black Edition di Huel, con 6,3 microgrammi: Consumer Reports li ha classificati come “prodotti da evitare”.

Le criticità non si fermano al piombo: due prodotti presentavano livelli preoccupanti di cadmio, un probabile cancerogeno secondo l’EPA statunitense, e tre contenevano arsenico inorganico. “Sono piuttosto deluso nel vedere i risultati,” ha commentato Pieter Cohen, docente alla Harvard Medical School, da anni attento al tema degli integratori. “Scoprire che è ancora un problema è allarmante”.

Il piombo è naturalmente presente nel suolo: tutte le piante ne assorbono tracce. Il problema si amplifica quando i terreni sono contaminati da inquinanti o da residui di origine antropica, che aumentano la quantità di metalli pesanti disponibile per l’assorbimento radicale.

Le proteine vegetali in polvere, ottenute da materie prime come pisello, riso, soia o miscele, possono quindi concentrarne residui lungo la filiera di trasformazione. Una volta entrato nell’organismo, il piombo tende a depositarsi nelle ossa e può restare in circolo per mesi o anni.

Brian Ronholm, direttore delle politiche alimentari di Consumer Reports, sottolinea: “Le polveri e i frullati proteici sono diventati estremamente popolari. I nostri test mostrano che la contaminazione da metalli pesanti tossici è diffusa ed è peggiorata rispetto a 15 anni fa”.

Naked Nutrition ha dichiarato di rifornirsi da “fornitori selezionati” che documentano controlli stringenti sui metalli pesanti e ha citato test indipendenti che, a loro dire, confermerebbero il rispetto dei livelli di riferimento della FDA per gli adulti. Huel ha ribadito la piena conformità alle normative internazionali sulla sicurezza alimentare, ricordando che “tracce di piombo si trovano naturalmente in alcuni ingredienti alimentari”. Le posizioni riflettono un nodo ben noto: negli Stati Uniti gli integratori non sono sottoposti a un’approvazione preventiva della Food and Drug Administration prima della commercializzazione; la responsabilità di garantire sicurezza e purezza ricade in prima battuta sui produttori.

La presenza di piombo nelle proteine ​​in polvere è un problema sempre più grave, come evidenziato da test recenti (Entecra.it)

Senza limiti di legge specifici e controlli obbligatori su ogni lotto, l’asticella della sicurezza è affidata alle policy interne delle aziende e ai controlli a campione delle autorità. Anche per questo Consumer Reports ha avviato una petizione chiedendo alla FDA di fissare soglie definite per il piombo negli integratori proteici.

Gli esperti interpellati invitano a non cedere al panico: assumere sporadicamente questi prodotti non dovrebbe determinare conseguenze. Il rischio cresce con l’uso quotidiano e prolungato, per mesi o anni, soprattutto nei soggetti più vulnerabili come bambini, donne in gravidanza e persone con carenze nutrizionali o patologie renali.

Evitare l’uso quotidiano prolungato di prodotti non certificati da terze parti indipendenti; cercare sigilli come NSF Certified for Sport o Informed Choice, che includono test per contaminanti. Prestare attenzione alle proteine vegetali di origine non tracciabile; preferire marchi che dichiarano la provenienza delle materie prime e pubblicano report analitici aggiornati. Limitare i prodotti “mass gainer” con porzioni molto grandi: più polvere per dose può significare più contaminanti assoluti.

Non superare le porzioni indicate in etichetta e diffidare di claim vaghi come “clean” o “naturale” senza documentazione di laboratorio. Privilegiare, quando possibile, fonti proteiche alimentari integrali (latticini, uova, legumi, pesce, carne magra), variando la dieta. In gravidanza, allattamento e in età pediatrica, usare integratori proteici solo su indicazione del medico o del nutrizionista. Controllare regolarmente il sito e le comunicazioni del produttore per eventuali richiami o aggiornamenti sui test di contaminanti.

Non tutti i marchi citati sono presenti sul mercato italiano, ma il tema riguarda anche i consumatori europei: le proteine in polvere, incluse quelle vegetali, dipendono da filiere globali e da terreni con livelli di contaminazione variabili. Nell’Unione europea esistono limiti per taluni contaminanti in alimenti e integratori e i prodotti immessi sul mercato devono essere sicuri, con controlli ufficiali a campione.

La trasparenza sui test di lotto, tuttavia, non è uniforme tra i produttori. Per chi sceglie di utilizzare integratori proteici, la strategia più prudente resta combinare brand affidabili e testati, alternare le fonti proteiche e ridurre l’esposizione cumulativa evitando assunzioni eccessive o continuative senza una specifica necessità nutrizionale accertata da un professionista.

Loriana Lionetti

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