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Wikipedia addio? Il web sconvolto e le polemiche infuriano: tutta colpa di Musk

Il futuro di Wikipedia è incerto a causa delle azioni di Musk, che hanno provocato forti dibattiti online. Leggi le reazioni del web e cosa potrebbe accadere al gigante dell’informazione.

Sarà davvero l’alba di una nuova era per la conoscenza online o l’ennesimo terremoto mediatico a firma Elon Musk? Con il lancio di Grokipedia, “un’enciclopedia viva e pulsante, pensata per liberare la verità e la conoscenza in tutto il cosmo”, il patron di X e di xAI prova a riscrivere le regole del sapere enciclopedico in rete.

Wikipedia addio? Il web sconvolto e le polemiche infuriano: tutta colpa di Musk ( Etecra.it)

L’annuncio, partito in sordina con una homepage minimalista “Grokipedia v0.1” e una semplice barra di ricerca, ha immediatamente innescato un’ondata di reazioni: entusiasmi tra i fan del magnate, dubbi e critiche serrate da parte di studiosi dell’informazione e wikipediani di lungo corso.

Un progetto nato “già grande”, come sottolinea il team, con oltre 885.000 voci attive. La cifra impallidisce rispetto agli oltre otto milioni di articoli in inglese di Wikipedia, ma segna comunque un debutto muscolare.

Dietro c’è Jason A. Bloomer, sviluppatore che ha impacchettato Grok-Pedia su un motore noto: il LLM Grok, lo stesso che alimenta il chatbot di X. L’architettura promette rapidità e scalabilità: ogni volta che un utente interroga la piattaforma, Grokipedia verifica l’esistenza della voce; se manca, Grok produce in automatico un riassunto “fattuale” corredato da fonti, lo salva e lo rende indicizzabile. Un “effetto valanga” che, nelle intenzioni, dovrebbe trasformare ogni ricerca in un mattone aggiunto all’edificio enciclopedico.

L’ambizione di neutralità e lo strappo con Wikipedia

Musk non nasconde l’intento polemico. Dopo essersi detto “innamorato perso” di Wikipedia nel 2017, oggi accusa l’enciclopedia libera di un orientamento “troppo a sinistra” e presenta Grokipedia come alternativa “meno faziosa”, più bilanciata.

L’ambizione di neutralità e lo strappo con Wikipedia ( Etecra.it)

La differenza di metodo è netta: Wikipedia si fonda su una comunità di volontari che scrive, modifica e verifica in base a regole di neutralità consolidate; Grokipedia, al contrario, si affida all’automazione estesa, con l’intelligenza artificiale a tessere il testo e gli utenti a innescarne la crescita.

La promessa di super partes, però, scricchiola fin dai primi esempi. In alcune voci indicizzate, come quella dedicata al “genere”, emerge una definizione rigidamente binaria, in contrasto con l’approccio sociologico e culturale adottato da Wikipedia e da gran parte della letteratura accademica contemporanea. La voce su Elon Musk stesso, inoltre, assume toni agiografici, celebrandone la “visione a lungo termine per proteggere la coscienza umana da minacce esistenziali” e l’obiettivo di un’“umanità multi-planetaria”.

Non mancano gli errori: osservatori hanno segnalato una pagina che collegava Musk a un fantomatico “U.S. Doge Service”, con un riferimento improprio al politico Vivek Ramaswamy, e una voce sui fatti del 6 gennaio 2021 al Campidoglio che miscelava elementi verificati con affermazioni tese a ridimensionare gravità ed accountability politica. Esemplificazioni che alimentano l’impressione di una prospettiva orientata e, soprattutto, di una verifica carente.

Il debutto è stato segnato da un breve blackout a un’ora dall’attivazione, poi rientrato in serata. Musk aveva già rinviato l’apertura pubblica, spiegando di voler “ripulire la piattaforma dalla propaganda” prima del via libera.

La dipendenza dal modello Grok, aggiornabile in tempo (quasi) reale attingendo al flusso pubblico di X, è presentata come un vantaggio competitivo: capacità di reagire agli eventi con una velocità irraggiungibile per una comunità umana. Ma la velocità non equivale a affidabilità.

La storia recente dei modelli linguistici suggerisce prudenza. Grok, come altri LLM, è già incappato in contenuti problematici, tra complottismi e uscite offensive, che Musk ha imputato a errori di programmazione poi corretti.

L’addio a Wikipedia sembra imminente e il web è in subbuglio ( Etecra.it)

Resta però irrisolta la questione strutturale: un sistema interamente automatizzato può garantire standard enciclopedici elevati, con fonti solide, contesto adeguato e neutralità sostanziale? Jimmy Wales, cofondatore di Wikipedia, osserva il progetto “con curiosità”, ma senza grandi aspettative. A suo dire, i modelli oggi non sono abbastanza affidabili per redigere articoli rigorosi, e il rischio è quello di un deposito di errori e distorsioni che si autoalimenta.

C’è di più: molte schede di Grokipedia sembrano attingere a piene mani dai contenuti di Wikipedia, che sono rilasciati con licenza libera. Un fatto legale sul piano della riutilizzabilità, purché si rispettino attribuzioni e condizioni, ma che apre un paradosso culturale: l’enciclopedia “anti-bias” di Musk si regge anche sul lavoro gratuito di quella comunità di volontari che lui stesso critica.

La promessa di una “verità liberata” rischia così di confondersi con un remix automatizzato di ciò che già esiste, con un filtro algoritmico al posto delle discussioni comunitarie.

Agli occhi italiani, il parallelo con un certo passato mediatico viene spontaneo: un tycoon capace di conquistare pubblico e agenda imponendo formati, linguaggio e una narrazione di sé pervasiva.

Oggi non più con le televisioni generaliste, ma con piattaforme digitali e intelligenza artificiale. Grokipedia diventa così l’ennesimo tassello del “Muskverse”: auto, razzi, social network, modelli linguistici e ora un’enciclopedia, tutti elementi che rimandano a una visione tecnologica totalizzante, con il rischio di concentrare in poche mani i rubinetti dell’attenzione e della legittimazione informativa.

Resta la questione decisiva: chi certifica il sapere quando l’autore è un algoritmo e l’editore è uno dei soggetti più polarizzanti del pianeta? Se Grokipedia riuscirà a scalare fino a insidiare Wikipedia dipenderà dalla qualità dell’editing automatizzato, dalla trasparenza sulle fonti, dalla correzione rapida degli errori e dalla capacità di non farsi megafono di bias preconfezionati.

Per ora, il web è spaccato tra entusiasmo e sospetto: da un lato la fascinazione per un’enciclopedia che si scrive da sola, dall’altro il timore che la complessità del reale venga compressa nelle scorciatoie di un modello che, per definizione, predice il prossimo token più probabile, non necessariamente la prossima verità utile.

Loriana Lionetti

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